Federico Buchicchio
Hanno scelto piazza Carignano e il suo teatro – uno dei più simbolici della città – per dar forma alla loro protesta i lavoratori del mondo dello spettacolo che negli scorsi giorni hanno simbolicamente incrociato le braccia anche a Torino.
Solo qualche giorno fa, lunedì 15 giugno, Teatro Carignano è stato la scena di un incrocio a dir poco imbarazzante. Da un lato i lavoratori del mondo dello spettacolo, impegnati a protestare per la mancanza di sostegno e, dall’altro, alcuni nomi noti del circuito dell’intrattenimento torinese che hanno sfilato per presenziare alla prima del teatro torinese.
A debita distanza, la protesta di sabato 27 giugno ha invece visto la partecipazione di Luciana Littizzetto, nota umorista e volto di punta della Rai, diventata portavoce del ‘malcontento’ dovuto alla leggerezza con cui il mondo della politica e quello delle istituzioni hanno (o forse devono ancora iniziare a farlo) sostenuto il settore dell’intrattenimento.
Nello stesso giorno della manifestazione tenutasi a Roma, sabato una sessantina di artisti, lavoratori del mondo di cinema e tv, hanno protestato sotto il sole estivo, tutti vestiti di nero, proprio nel centro di Torino.
Fra i volti presenti anche quello del trasformista e artista teatrale Arturo Brachetti, classe ’57, nato a Torino, che si unisce alle voci di attori e tecnici che richiedono incentivi veri.
Il fuoco dell’arte che non deve spegnersi
In uno dei tanti video della protesta, recentemente pubblicato da La Stampa in un articolo del 28 giugno, la comica torinese spiega la sua presenza in mezzo a quella di decine di suoi colleghi:
«Torino, soprattutto in questi ultimi anni, è stata veramente una città molto viva dal punto di vista cinematografico, televisivo e con le serie. Ovviamente come tutti il COVID ha fermato tutto e i lavoratori dello spettacolo sono quelli che hanno più difficoltà in generale perché lavorano a contratto e quando è tutto fermo sono fermi anche loro».
«Io sono stata fortunata perché ho lavorato, ma sono dalla parte di tutti i lavoratori che chiedono ancora il sostegno di questi ultimi mesi. Questa è la mia categoria e quindi mi faccio portavoce della sofferenza di questo mondo silenzioso».
Segue ArturoBrachetti:
«Condivido tutto ciò che ha detto Luciana, perché il mondo dello spettacolo dimenticato in questo periodo è stato il più presente nelle case degli italiani per quattro mesi, perché per molte ore al giorno abbiamo attaccato la televisione, abbiamo visto internet, dei contenuti, tutto prodotto da queste persone qua: fonici, tecnici, attori, scrittori, che hanno creato questo spettacolo. Chi ha fatto da baby-sitter ai nostri bambini isterici in questi mesi sono le persone che lavorano nello spettacolo, nella creazione di spettacolo. Allora non dimentichiamoci di queste persone qua soprattutto adesso, perché non tutti sono organizzati in maniera strutturata e non possono sopravvivere decentemente»
Il Fondo di Emergenza
A tal proposito, è stato aperto il Fondo Emergenza Covid 2020, ovvero un sostegno di 20 milioni di euro per le realtà delle arti performative dal vivo che non hanno ricevuto contributi provenienti dal FUS (fondo unico spettacolo) nel 2019 la cui finestra di richiesta si è conclusa il 16 maggio.
Il bonus di 600 euro è invece garantito anche ai lavoratori dello spettacolo per tutte e tre le mensilità in cui l’emergenza ha imposto loro la chiusura dei battenti.
I lavoratori, infine, richiedono inoltre che venga loro concessa la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione Naspi per tutti i giorni senza chiamata lavorativa.
Da Torino a Roma la richiesta non può essere più chiara: più tutele per gli intermittenti dello spettacolo.