25 Novembre 2024
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di Carlotta Viara

A cominciare dal nostro Presidente della Repubblica, il cui fuorionda “Eh, Giovanni, non vado dal barbiere neanche io” ci ha conquistato un po’ tutti per la sua disarmante umanità, fino al  comune cittadino, quotidianamente in bisticcio con le proprie chiome ribelli, è un dato di fatto ormai pacifico che una delle riaperture più attese (a parimerito con la riapertura del solito bar per il solito caffè) sia quella dell’amatissima categoria dei parrucchieri.

Frequentati con assiduità dal piuttosto vanitoso popolo italiano (noto, anche all’estero, per l’attenzione quasi maniacale nella cura del proprio aspetto estetico), si tratta di un settore trainante della nostra economia che conta circa 100.000 regolari licenze (corrispondenti ad altrettante partite IVA) tra Saloni di Acconciatura (i cosiddetti “Coiffeurs” di media ed alta gamma, sovente in franchising di catene internazionali di hairstylists) e negozietti a gestione familiare, in cui la tradizione artigianale di abili barbieri ed esperte parrucchiere si tramanda di generazione in generazione.

Un mercato che, sommando i titolari dell’attività ai collaboratori dipendenti, coinvolge circa  200.000 famiglie (300.000 ove si computino, nel novero, anche coloro che esercitano l‘affine professione di estetista), per un giro d’affari annuo complessivo che sfiora gli 11,7 miliardi di Euro (dati 2019). Numeri importanti. Cifre cospicue.

Eh, sì, il favoloso mondo della cosmetica, il cui accesso ci sarà negato ancora per tutto il mese corrente, poiché ne saremo riammessi, come da decisione del Governo, solamente a partire dall’inizio di giugno.

Decisione quest’ultima che ha suscitato il leggero malcontento (forse un po’ puerile) dei tanti sempre più scarmigliati aspiranti clienti, desiderosi di riappropriarsi, quanto prima, del rassicurante rito di “barba e capelli”.

A manifestare con più veemenza il proprio disappunto sono, però, soprattutto gli addetti ai lavori, loro malgrado già duramente provati dal lungo periodo di chiusura a “zero” incassi.

Lo scenario che si prospetta non è dei più rosei.

Si stima infatti che il 20%-30% delle attività in questione, in assenza di tempestive misure economiche di efficace intervento da parte dello Stato, potrebbe non essere più in grado di riaprire i battenti.

Ipotesi sconfortante, tenuto altresì conto che ne scaturirebbe il paradosso di un’offerta inadeguata a soddisfare la domanda del servizio (domanda che, almeno nel breve periodo, si prevede in crescita), con effetti collaterali che rischiano di sfociare nella pericolosa deriva dell’incremento dell’abusivismo.

Insomma, il clima è incerto: l’unica certezza è che parecchi esercizi segnalano già il boom di prenotazioni per il “trucco&parrucco” da post riapertura.

A noi, donnette e cavalieri, non resta allora che segnarci in lista d’attesa (uno alla volta, per carità) dal nostro caro Figaro di fiducia … perché, si sa, Figaro è bravo bravissimo: tutti lo chiedono tutti lo vogliono, lui è un barbiere di qualità.

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