Federica Carla Crovella
Come adottare stili di vita a basso impatto ambientale durante e dopo il coronavirus? Come gestire abitazioni e città anche dopo la pandemia vivendo più green?
Sono le questioni affrontate durante la presentazione in web conference del dossier Pandemia e sfide green del nostro tempo dal Green City Network e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con Ecomondo – Key Energy.
A parlarne, Edo Ronchi -presidente della Fondazione- e Fabrizio Tucci, professore ordinario a La Sapienza di Roma e coordinatore del Gruppo Internazionale di Esperti del Green City Network. A moderare Antonio Cianciullo, giornalista La Repubblica.
Stili di vita prima e dopo il covid-19
Edo Ronchi ha riflettuto sui cambiamenti che l’emergenza sta portando e porterà sui consumi, sulla mobilità e sulle abitudini di vita degli italiani.
In futuro non basterà tornare ai consumi a cui eravamo abituati prima della pandemia, ma bisognerà ripensarli. Dopo questa premessa, ha proposto alcune eco-pratiche che i cittadini possono adottare per sostenere questo cambiamento.
La prima urgenza è ridurre lo spreco alimentare, facendo più attenzione alla spesa, e facendo un’accurata raccolta differenziata dell’organico. C’è anche la necessità di acquistare prodotti biologici, stagionali e locali, poiché si sta registrando una flessione nella produzione di alcuni generi alimentari, in particolare frutta e verdura, che probabilmente sarà destinata ad acuirsi nel corso delle settimane.
Oggi c’è molta difficoltà anche nella gestione dei rifiuti e nel riciclo, per carenza di personale e riduzione dei trasporti. Il covid-19 ha aumentato i rifiuti medico-sanitari e ridotto la raccolta differenziata, dalla quale sono esentati tutti i positivi al virus. L’obiettivo, ha detto Rochi, oggi è contenere i danni al sistema di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti, colonne portanti dell’economia circolare.
Serve fare attenzione anche al consumo di energia: durante la pandemia si sta registrando una riduzione delle emissioni, che, ha ipotizzato Rochi, non durerà a lungo una volta fuori dall’emergenza. L’impegno per combattere questa crisi non dovrebbe portare a sottovalutare l’impegno necessario per contrastare un’altra emergenza globale, ovvero quella climatica.
Il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha mostrato come i cittadini possano agire concretamente adottando delle buone pratiche green nel settore residenziale. Ad esempio aumentando l’efficienza e riducendo i consumi di energia e incrementando la produzione e l’uso delle fonti rinnovabili per elettricità e usi termici.
L’ultima questione affrontata da Rochi è stata quella della mobilità: superata la crisi il traffico tornerà a congestionare le nostre città? Come potremo cambiare il nostro modello di mobilità urbana? Durante questa quarantena possiamo ripensare le nostre abitudini e, dopo l’emergenza, ridefinire il nostro modello di mobilità urbana. L’emergenza costringe a ridurre il numero dei nostri spostamenti e la distanza da percorrere, impone lo smart working e spinge a fare la spesa vicino a casa. Adottare queste nuove abitudini anche dopo il covid-19 non favorirebbe uno stile di vita migliore?
Una riflessione sul nostro “Abitare”
Anche Fabrizio Tucci ha messo in risalto l’importanza di rivedere alcune nostre abitudini di vita anche in una prospettiva futura. La sua riflessione si è concentrata sull’utilizzo degli spazi abitativi durante la pandemia, ma soprattutto su come questa crisi possa influire, anche quando sarà finita, sulla nostra concezione dell’abitare.
Come possiamo ripensare le nostre case e il nostro rapporto con esse? In che modo cambia la nostra idea di abitare? E la relazione con le nostre città?
Se prima del covid-19 mangiare e dormire erano le azioni più abituali che si facevano a casa, oggi stiamo sperimentando che cosa significhi far entrare nelle nostre abitazioni anche quelle attività che di solito restavano fuori. La casa sta diventando anche luogo di lavoro, di studio, di cultura, di socialità e di svago.
Un ulteriore passo, ha detto Tucci, sarebbe adottare l’architettura modulare, che consente di implementare una o più funzioni a ogni blocco fisico e si adatta alle nuove esigenze e ai cambiamenti futuri.
Implementazione e rimodulazione quindi sono le parole chiave, ma non solo per gli alloggi. Sono importanti anche per gli spazi intermedi tra il dentro e il fuori, con l’obiettivo è concepire la casa in modo nuovo, come spazio polifunzionale tra interno ed esterno. La pandemia sta mettendo in primo piano proprio il valore degli spazi intermedi, come balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali, importanti anche dal punto di vista ambientale se adibiti, ad esempio, a piccoli orti urbani, come alcune città già stanno facendo.
L’ultima parte dell’intervento ha mostrato come questa emergenza stia cambiando anche il nostro modo di vivere la città, ci stia spingendo a ripensare lo spazio urbano e a rivalutarne l’importanza. La riqualificazione e la rigenerazione urbana sono obiettivi possibili, in alcuni casi indispensabili, ma per il futuro bisognerà mirare a una maggior adattabilità di tutti i luoghi.
Il ruolo della città sta diventando sempre più centrale e la crisi sta evidenziando l’importanza di una struttura urbanistica che assicuri ai cittadini l’accessibilità ai servizi e alle strutture lavorative e ricreative. Questo favorisce la riduzione degli spostamenti da una zona all’altra della città, oggi indispensabile per contenere il virus, domani per ridurre gli impatti sull’ambiente.
Due punti d’osservazione diversi sulla questione, ma concordi sull’idea che dalla crisi può nascere l’opportunità di ripensare alcune abitudini e, finalmente, affrontare le sfide green dei nostri giorni.