22 Novembre 2024
Federico Cuomo | Sei anni, poco più di un lustro, tanto è bastato per sconvolgere per sempre la storia dello sport. Che gli anni’80 abbiano segnato profondamente la trasformazione economica e sociale del pianeta è un dato di fatto ormai condiviso
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Federico Cuomo | Sei anni, poco più di un lustro, tanto è bastato per sconvolgere per sempre la storia dello sport. Che gli anni’80 abbiano segnato profondamente la trasformazione economica e sociale del pianeta è un dato di fatto ormai condiviso.

La globalizzazione, Reagan e la Tatcher, la lotta all’apartheid di Nelson Mandela, la caduta del muro: niente dopo quegli anni è stato più come prima. Intanto, mentre la storia prendeva il suo corso, i limiti e il modello di bellezza dello sport venivano stravolti, capovolti e ridisegnati completamente. Calcio, atletica, nuoto e tennis stavano infatti covando qualcosa di incredibile, senza che nessun giornalista, opinionista o ex-campione potesse accorgersene.

Chi l’avrebbe mai detto che quel bambino, con il nome da presidente americano, Cristiano Ronaldo, nato nel febbraio dell’85 su un’isola dell’Atlantico un tempo ricca di zucchero e popolata da mercanti portoghesi, avrebbe vinto cinque Champions League, altrettanti palloni d’oro e un Europeo grazie alla sua maniacalità.

Chi si sarebbe mai immaginato che poco più di due anni dopo, quel piccolo e gracile pargolo cresciuto in una famiglia di operai argentini, Lionel Messi, avrebbe avuto in dono un piede sinistro capace di superare in fantasia ed estro pure quello di sua maestà Diego Armando Maradona.

Qualche sentore su un grande futuro l’avevano percepito a Baltimora invece, quando Michael Phelps, nato nell’estate dell’85 e fratello di una buona nuotatrice, si era presentato al mondo con spalle larghe e braccia affusolate. In pochi però si sarebbero immaginati che il determinato Michael si sarebbe messo al collo la bellezza di 28 medaglie olimpioniche, diventando il nuotatore più vincente di sempre. Intanto in acqua iniziava a tuffarsi molto bene la sua coetanea Tania Cagnotto, prima tuffatrice italiana a vincere una competizione mondiale.

L’estate del 1986 tuttavia non fu meno strabiliante. Già, perché in un villaggio caraibico di un migliaio di abitanti, nascosto dalla florida vegetazione jamaicana, nasceva un bambinone tanto alto quanto pigro, un certo Usain Bolt. Un piccolo capace di divorarsi i 100 metri piani in 9’58, spostando un po’ più in là i limiti del genere umano. Pigro non era neppure da bambino invece, il leggero Kipchoge, nato appena un anno prima prima in Kenya, e divenuto prodigioso maratoneta, oggi detentore del record mondiale. Per hobby andava veloce su macchine di ogni tipo anche Lewis Hamilton, nato manco a farlo apposta nel bel mezzo degli anni’80. Una passione che lo ha portato a vincere 5 mondiali di Formula 1.

Anche il tennis dal canto suo si preparava a essere scosso e rimodellato da talenti eccezionali. Nel 1981 venivano infatti alla luce due tennisti che ancora oggi compongono sinfonie a suon di racchettate: la regina Serena Williams, e re Roger Federer. Proprio Roger però ha dovuto aspettare appena cinque anni per vedere nascere gli unici due rivali,campioni assoluti, in grado di metterlo alla prova: Rafael Nadal e Novak Dokovic. Nello stesso periodo nasceva in Italia Flavia Pennetta, tennista fuoriclasse, capace di vincere gli US open nel 2015. Nel frattempo, due valanghe nate nel 1984 si stavano per abbattere sul mondo dello sci, Lindsey Vonn e l’azzurro Cristof Innerhofer.

Cosa ci fosse nell’aria in quegli anni non lo sappiamo e mai lo sapremo. Oggi però possiamo con certezza rispondere a Raf che nella sua hit si chiedeva imperterrito cosa restasse di quei famigerati anni’80. Tanta e meravigliosa poesia sportiva.

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