21 Novembre 2024
JB | VIDEO | Earthrise, l'alba della Terra, è la più famosa fotografia del nostro pianeta, scattata il 24 dicembre di cinquant'anni fa dall'astronauta William Anderson durante la missione Apollo 8
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JB | VIDEO | Earthrise, l’alba della Terra, è -forse- la più famosa fotografia del nostro pianeta, scattata la vigilia di Natale di cinquant’anni fa dall’astronauta William Anderson durante la missione Apollo 8.

Prima di quel 24 dicembre del 1968 nessuno mai aveva ammirato la Terra fare capolino tra le rocce grige e i crateri del suo satellite. Un’immagine poetica e allo stesso tempo straordinaria al punto che il fotografo naturalista Galen Rowell la definì «la più influente e iconica fotografia ambientalista mai scattata». Anche perché per la prima volta la Terra apparve come un corpo blu sospeso nell’immensità del cosmo, bellissimo ma fragile.

La missione dell’Apollo 8 era iniziata tre giorni prima della vigilia di Natale, il 21 dicembre, con il decollo da Cape Canaveral del Saturno 5, un razzo alto come un grattacielo di 36 piani. Fu la prima missione che portò un intero equipaggio (Frank Borman, James Lovell e William Anders) a orbitare intorno alla Luna. Fu soprattutto la risposta statunitense allo Zond sovietico, la sonda che a settembre di quell’anno aveva già compiuto lo stesso tragitto, senza però equipaggio a bordo.

La mattina della vigilia di Natale l’Apollo raggiunse l’orbita lunare a 377mila km da casa e toccò a James Lovell descrivere al centro di controllo in Florida la superficie della Luna: «è grigia, senza colore – disse Lovell – sembra cosparsa di una sabbia del colore dell’intonaco». Un accostamento di colore che la fotografia del suo compagno Anderson restituisce in tutta la sua nitidezza. La foto, archiviata alla NASA con la sigla  AS08-14-2383, venne subito mostrata al mondo durante una diretta video trasmessa in televisione nella notte di Natale.

L’Apollo 8 fece ritorno sulla Terra dopo sei giorni e soprattutto dopo aver orbitato per dieci volte intorno alla Luna, ad “appena” cento chilometri dalla sua superficie. Quel volo aprì la strada – o, secondo alcuni, la corsa – allo sbarco sulla Luna. Dimostrò che gli Stati Uniti avevano recuperato il gap tecnologico che li separava dai sovietici e che la punta di diamante dell’industria aerospaziale, il Saturno e l’Apollo, era in grado di effettuare un viaggio di andata e ritorno verso il nostro satellite.

L’uomo metterà piede sulla Luna sette mesi dopo il rientro di quel volo. Il 20 luglio del 1969 l’Eagle e Neil Armstrong e Buzz Aldrin toccavano infatti il suolo lunare, portati nell’orbita lunare ancora da un Apollo, questa volta l’Apollo 11.

Per saperne di più: Earthrise: how the iconic image changed the world di Ian Sample, Scientific editor di The Guardian.

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