Aurora Maselli | Si è conclusa domenica 4 novembre Paratissima, la fiera internazionale degli artisti indipendenti. A farle da cornice gli spazi suggestivi dell’ex caserma La Marmora in via Asti.
Trentaduemila metri quadri, dove hanno trovato spazio le opere di 357 artisti emergenti selezionati tra i più interessanti del panorama internazionale. Insieme a loro anche le gallerie d’arte che, condividendo lo spirito di Paratissima, hanno ribaltato il modello tradizionale di “fiera dell’arte”.
Tante le novità di questa edizione, a cominciare dall’uso dei piani superiori della caserma grazie al progetto ICS (Independent Curated Spaces), mostra collettiva e in contemporanea con opere di più artisti che includeva non solo opere d’arte ma anche design e fashion design.
La collaborazione con Feral Horses ha poi permesso al visitatore di acquistare quote di Habemus Papam, busto di marmo dedicato a Papa Ratzinger dal social artist Jago, realizzando un vero esperimento di comproprietà artistica. Per la cronaca, dopo le dimissioni di Benedetto XVI Jago ha ribattezzato la sua opera Habemus Hominem.
Edizione numero 14 per Paratissima, che entra dunque ufficialmente nell’adolescenza. Un traguardo rappresentato a 360° dal tema scelto: Feeling Different celebra infatti le diversità rispetto agli altri e a noi stessi, ai canoni e agli schemi. Un’edizione adolescente in continua evoluzione e trasformazione che cambia ogni volta pelle.
Abbiamo fatto un bilancio di questo lungo cammino con Roberto Albano, responsabile Area Didattica.
Come è cresciuta e come si è trasformata Paratissima in queste ultime 14 edizioni?
Paratissima nasce da sei artisti che espongono la loro arte in una casa. Come è conosciuta oggi, lo è diventata in San Salvario come arte per artisti emergenti. Ogni 2-3 anni cambia forma e location, 4 anni in San Salvario, 2 anni al Moi e successivamente 2 anni a Torino Esposizioni per poi arrivare in questa caserma non più utilizzata. Evento che cresce come pubblico, siamo infatti arrivati negli ultimi anni a 50 mila visitatori e come numero di artisti coinvolti passando dai 6 ai circa 550 in questa edizione. Percorso di crescita abbastanza graduale, ma molto significativo. E’ riuscito a essere uno degli eventi più interessante del territorio torinese e rientra nelle 4 fiere più visitate d’Italia.
Che cosa rende unica Paratissima rispetto alle altre fiere dedicate all’arte nel territorio italiano?
Paratissima ha un valore sociale molto interessante perché è democratica, aperta a tutti. Troviamo cura dei contenuti e degli artisti e in particolare l’uso degli spazi che non hanno nessuna funzione rende Paratissima unica. Inoltre si coinvolge anche il territorio e quindi diventa un evento torinese che piace ai cittadini e che prova a coinvolgere la città e chi gli sta vicino.
14 anni per Paratissima, un’adolescente. Cosa rende diversa questa edizione rispetto alle precedenti?
E’ questo il tema di quest’anno: sentirsi diversi. Negli anni c’è stato sicuramente un percorso evolutivo interessante. Secondo anno alla Casera La Marmora, secondo anno nella stessa sede che ti permette di puntare di più sulla qualità, conosci quello che ti aspetta e puoi cercare di creare un prodotto più di qualità dal punto di vista artistico, dell’ allestimento e dell’offerta degli eventi.
Quali sono gli aspetti più problematici del progetto e quali i più promettenti?
Indubbiamente in primis dobbiamo soddisfare le necessità degli artisti, poi del pubblico e dei partner e non è sempre facile, però cerchiamo di fare il possibile. C’è la soddisfazione di vedere persone che lavorano bene insieme e speriamo che continui così.
Il tema di quest’anno è “Feeling Different”. Sentirsi diversi da chi e cosa?
Come ogni tema, anche questo può essere interpretato in modi differente, in base alla sensibilità di chi lo legge. “Feeling Different” per noi si rivolge a qualcosa che cambia, che si sviluppa ma è anche bello pensare al tema come a qualcosa che è diverso, abbiamo per esempio fatto un progetto con la scuole e tutte le diversità vengono dipinte sulle pareti, ma alla fine siamo tutti uguali. E’ un tema molto attuale che può toccare le migrazioni, ognuno lo legge come preferisce. Il tema è un claim, un modo di comunicare e l’arte non è imbrigliata dentro questo tema, ha una sua tematica al contrario di quando si parla di manifestazioni, nelle altre Paratissime in giro per l’ Italia dove viene chiesto agli artisti di ragione sul contenuto e tema della manifestazione. Con 40 artisti è più facile, con 400/500 è più difficile.
I premi dell’edizione 2018
- Il Paratissima Talent Prize, decretato dalla direzione artistica, è stato assegnato all’opera “Lavorare Stanca” di Ilaria Gasbarroni che avrà la possibilità di allestire una sua mostra durante Paratissima 2019.
- Grazie al PRS Talent Prize, PRS Impresa Sociale ha acquistato l’opera di Giacomo Infantino “Unreal” che entrerà far parte della collezione PRS Impresa Sociale.
- Grazie al Premio Azimut Capital Management, il Gruppo Azimut ha acquistato l’opera di Silvia Montevecchi “Jisei no ku” con l’obiettivo di supportare i giovani artisti valorizzando l’unicità.
- La direzione artistica attraverso il Premio Art Gallery ha incluso nella collezione permanente di Paratissima l’opera di Alice Serafino
- Il Premio Ludocrazy, in collaborazione con l’Opera Sociale Avventista Onlus, è stato assegnato a Gec, vincitore del contest “Ludocrazy – Non impazzire per il gioco” con l’opera “Cala la notte” e a Pietro Barone per “It’s a Bluff”.