Deborah Pedone | «Solo una parola: plastica. L’avvenire del mondo è nella plastica». È una delle cento battute più celebri della storia della cinematografia ed è quella che il regista Mike Nichols fa pronunciare dal signor McGuire a Benjamin Braddock, al secolo Dustin Hoffman protagonista de Il Laureato. Era il 1967, sono passati cinquant’anni, eppure nessuna frase potrebbe rappresentare meglio il nostro mondo.
Già a partire da fine ‘800 la plastica si afferma come materiale destinato ad avere un enorme impatto nella vita di ogni individuo. È davvero il materiale del futuro e segna un cambiamento, anche e soprattutto ambientale. Dal secondo dopoguerra si stima che siano stati prodotti otto miliardi di tonnellate di plastica e che solo un milione sia stato riciclato. Un dato allarmante, se si pensa che il tempo per la biodegradazione è di circa un centinaio di anni. La plastica è il primo rifiuto umano destinato a vivere più a lungo dell’uomo.
Il tema è stato affrontato al Salone del Libro di Torino, durante la presentazione del libro Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti. Un viaggio che parte da noi, dai rifiuti che produciamo, fino ad arrivare alla Luna, dove certo non mancano: si pensi alle foto, targhe commemorative, strumenti per esperimenti e palline e mazze da golf. Un testo scientifico, a tratti anche ironico, per comprendere quanto “pesano” i rifiuti sull’ambiente che ci circonda.
«I rifiuti fanno parte della nostra attualità e li abbiamo cercati ovunque. Anche il ghiaccio non è incontaminato: l’Everest vive una situazione contaminazione altissima, a causa delle dodici tonnellate di rifiuti abbandonati dagli scalatori ogni anno. Il surriscaldamento globale, inoltre, sta aggravando la situazione, poichè stanno ritornando alla luce rifiuti rimasti sepolti sotto i ghiacci che potrebbero mettere in circolazione epidemie» spiegano Piero Martin ed Alessandra Viola, autori del testo.
Problema non marginale è anche l’enorme quantità di plastica che finisce nei mari ed oceani. Secondo le ricerche, infatti, a causa di un nuovo tipo di additivo nella composizione del materiale, i pesci ed alcuni tipi di uccelli sarebbero attratti da questi rifiuti, che ricordano loro il plancton, causando dei danni enormi.
«E’ il grande problema dell’imballaggio» scriveva Primo Levi ne Il sistema periodico, «che ogni chimico esperto conosce: e lo conosceva bene il Padre Eterno, che lo ha risolto brillantemente, con le membrane cellulari, il guscio delle uova, la buccia degli aranci e la nostra pelle. Perché liquidi siamo anche noi. A quel tempo non esisteva il polietilene, che mi avrebbe fatto comodo perché è flessibile, leggero e impermeabile: ma è anche un po’ troppo incorruttibile, e non per niente il Padre Eterno medesimo si è astenuto dal brevettarlo».