JB | Le hanno ribattezzate “Olimpiadi low-cost” perché potrebbero essere i primi Giochi a cinque cerchi a basso impatto, economico e ambientale. Una definizione che però non piace a chi, come Vincenzo Ilotte, in questi giorni sta lavorando perché Torino si candidi a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Nello studio di pre-fattibilità realizzato dalla Camera di Commercio e illustrato la scorsa settimana dal suo presidente, il concetto che più volte ritorna è infatti quello di “innovazione”.
«Possiamo portare avanti la candidatura senza far spendere soldi agli Enti Locali, facendo ripartire opere e impianti già esistenti» spiega Ilotte «e proprio qui risiede l’innovazione di queste Olimpiadi». Numeri alla mano, i Giochi costerebbero 2 miliardi di euro, un miliardo in meno se paragonati a quelli del 2006. Capitali in grado di generare immediate ricadute sul territorio, senza limitarsi ai quindici giorni di gare, ma trainando l’appuntamento fin dal 2024. Il dossier della Camera di Commercio (redatto, tra gli altri, da Marco Boglione, Tiziana Nasi, Mimmo Arcidiacono) dovrà servire al Comune come strumento, per valutare una prossima manifestazione di interesse. Toccherà infatti a Palazzo Civico, al Coni e al comitato promotore avanzare al CIO la candidatura di Torino.
https://www.youtube.com/watch?v=zJyIQHspizY
Ma se buona parte del mondo economico e imprenditoriale pressa perché al CIO arrivi la candidatura di Torino, è Palazzo Civico a frenare. Lunedì pomeriggio è saltato il Consiglio comunale che avrebbe dovuto dare il via libera alla manifestazione d’interesse. E sono stati proprio alcuni consiglieri del Movimento 5 Stelle a far mancare il numero legale. Il perché lo ha spiegato ai giornali la consigliera Marina Pollicino: «abbiamo votato per senso di responsabilità verso la città provvedimenti duri e impopolari perché il nostro obiettivo è il bilancio e il relativo piano di rientro ma le Olimpiadi esulano completamente». Un muro contro muro che imbarazza la stessa sindaca Chiara Appendino, ancor di più dopo il via libera arrivato anche da Beppe Grillo.
La giunta pentastellata sembra infatti orientata al “si”, con alcuni paletti e richieste chiare. Prima di tutto che siano veramente Olimpiadi a basso impatto, che riutilizzino infrastrutture e impianti già esistenti e che sia l’ANAC -l’autorità anticorruzione- a vigilare su appalti e commesse. Il CONI, in caso di assegnazione dei Giochi, metterebbe sul piatto 750 milioni di euro, allo Stato e agli investitori privati toccherebbe coprire la differenza.
I tempi sono però stretti. Entro fine mese il Comune dovrà spedire la lettera con la manifestazione di interesse. A fine ottobre toccherà al CIO scegliere la short list con le città candidate, che entro l’inizio di gennaio del 2019 dovranno presentare il dossier completo di candidatura. A settembre del prossimo anno, nel corso della sessione in programma a Milano, il CIO sceglierà la città che ospiterà i Giochi Invernali del 2026.