21 Novembre 2024
Deborah Pedone | Chiuso da trentuno anni, l'ex zoo di Torino, oggi meglio conosciuto come Parco Michelotti, ha riaperto alcune aree al pubblico dopo gli interventi di manutenzione dei primi mesi del 2018. Molto però c'è ancora da fare. Sulla riqualificazione del parco saranno i torinesi ad avere l'ultima parola, attraverso una serie di incontri tematici
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Deborah Pedone | Chiuso da trentuno anni, l’ex zoo di Torino, oggi meglio conosciuto come Parco Michelotti, ha riaperto alcune aree al pubblico dopo gli interventi di manutenzione dei primi mesi del 2018. Molto però c’è ancora da fare. Sulla riqualificazione del parco saranno i torinesi ad avere l’ultima parola, attraverso una serie di incontri tematici durante i quali si avanzeranno suggerimenti e proposte per la cura degli spazi.

Degrado, abbandono e occupazione abusiva hanno caratterizzato parco Michelotti dopo la chiusura dello zoo, che attirava trecentomila visitatori all’anno (ne abbiamo scritto qui). Una scelta travagliata, quella di chiudere le porte del parco, arrivata dopo proteste e manifestazioni delle associazioni animaliste. Dopo la vendita degli animali, le strutture sono rimaste inutilizzate per anni, in preda al degrado. Il progetto di Zoom, che intendeva realizzare negli spazi dell’ex zoo un bioparco sul modello di quello già aperto a Cumiana, è stato definitivamente accantonato.

L’amministrazione Appendino ha infatti deciso che il futuro del parco sarebbe stato quello di diventare un’area verde, con scivoli e altalene per i bambini. «Nessun animale deve vivere in uno zoo e nessun nuovo zoo deve essere autorizzato» ha detto in più occasioni Paolo Bernini, parlamentare uscente del Movimento Cinque Stelle e attivista dei diritti degli animali. «Questo è un altro passo di civiltà ed è la dimostrazione di come l’Italia con un governo a cinque stelle potrebbe una nazione in cui gli animali non siano considerati merce da cui trarre profitto, ma esseri senzienti portatori di diritti e a cui dobbiamo tutela e rispetto».

L’Assemblea Michelotti, nata per raccogliere idee e proposte dei torinesi contrari alla privatizzazione del parco, ha così raggiunto il primo obiettivo proprio con il passo indietro da parte di Zoom. Il biopraco avrebbe dovuto sostenere le spese di gestione del progetto e quelle di restauro delle parti storiche dell’ex zoo, danneggiate nei mesi scorsi da un incendio. Per ora, dunque, un divorzio consensuale tra Zoom e il Comune, in cui entrambe le parti hanno fatto un passo indietro.

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