21 Novembre 2024
La circolazione d’idee e di pensiero animalista diede impulso alla politica tanto che nel 1871 venne fondata l’ENPA, che si occupava degli animali che subivano maltrattamenti sia in campagna che in città. L’aveva fondata Giuseppe Garibaldi.
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Gilberto Germani | Presidente ENPA Saronno | Questa circolazione d’idee e di pensiero animalista diede impulso alla politica tanto che nel 1871 venne fondata l’ENPA (allora Regia Società Torinese protettrice degli Animali) che si occupava degli animali che subivano maltrattamenti sia in campagna che in città. L’aveva fondata Giuseppe Garibaldi. Un’altra volta la lotta per i diritti animali si lega alle emancipazioni. Un’altra volta, anche perché moltissime tra le femministe furono animaliste affermate.

Henry Salt parla esplicitamente di Animal Rights (che è anche il titolo della sua opera edita nel 1892). Analizza Salt: “il loro intero modo di vita è programmato a tal fine, è alterato dal suo standard naturale ed esse non sono più nient’altro che carne animata”. Nel 1891 fonda la Humanitarian League che accanto ad obbiettivi per la tutela dei diritti umani appoggiava alcuni diritti animali, come , ad esempio, l’abolizione della caccia sportiva. Anche Martinetti e Schweitzer mostrano gli effetti di tutta la mobilitazione ottocentesca con i loro sentimenti solidali nei confronti degli animali.

Inaspettatamente altri che propugnarono diritti animali furono i nazisti. I loro salotti erano pieni di vegetariani e di discussioni che tendevano all’affermazione del valore della vita animale. Monumento all’incoerenza umana. È interessante notare come Aldo Capitini, fondatore della società vegetariana italiana riprendesse il pensiero classico affermando: “gli uomini arriveranno veramente a non uccidersi tra loro quando arriveranno a non uccidere più gli animali”.

Animal Liberation Il libro che diede inizio all’epoca della moderna discussione sulla vivisezione e della denuncia contro le violenze che la scienza praticava sugli animali è Animal Liberation di Piter Singer edito nel 1975. L’espressione del titolo nasceva da una recensione che si era trovato a fare dell’edizione di Animals, Men and Morals del 1971. Alla sua prima edizione la risonanza mondiale fu clamorosa ed il mondo fu scosso dal dibattito.

Immediatamente diede l’avvio ad una vastissima letteratura di denuncia e opposizione alla vivisezione. Fu un impulso generale alla società, alla legislazione, alla cultura. [Tutti gli animali provano dolore, ed alcuni sono in grado di provarne anche di psicologico]. Per capire il pensiero di Singer è utile sentire, prima, cosa scrive Narveson nel saggio I Diritti degli Animali: un Riesame: “Si devono sottoporre le nostre idee morali a un’analisi più approfondita. […] Come primo passo si potrebbe cercare di assimilare le opzioni, anche se farlo significa sicuramente cominciare a elaborare una teoria morale. Dal mio punto di vista le opzioni principali sono le seguenti.

1) Lo status morale degli animali è semplicemente quello di cose potenzialmente utili o pericolose e il modo appropriato di trattarli è dettato esclusivamente dai nostri interessi nei loro confronti, quantunque essi siano

2) Gli animali si trovano sulla nostra stessa barca, moralmente parlando: hanno la capacità di soffrire o provare piacere, stare meglio o peggio, e a un dato grado del loro benessere o malessere va attribuito lo stesso peso come se si trattasse del nostro, con l’impegno di fare del nostro meglio per tutti gli interessati

3) Gli animali si trovano sulla nostra stessa barca, moralmente parlando, ma con alcune differenze: hanno diritto a condurre le loro vite senza interferenze – ma anche senza aiuto da parte nostra, se non desideriamo darlo

Queste tre posizioni prendono il nome di tre correnti filosofiche, rispettivamente: contrattualismo, utilitarismo, libertarismo.

Piter Singer è un utilitarista. Gli animali, sostiene, sono in grado di provare dolore e quindi hanno la preferenza di non soffrire. E nel rispetto degli interessi reciproci abbiamo l’obbligo di evitare la sofferenza ingiustificata quale può essere la sperimentazione scientifica sugli animali oppure il consumo di carne. Ma non solo, abbiamo anche l’obbligo di impedire la continuazione di queste pratiche barbare in virtù della responsabilità che abbiamo sulle azioni compiute ma anche su quelle che decidiamo di non compiere. L’ignavia, insomma è punita persino da Singer.

Immediato prosieguo è, in Italia, Imperatrice Nuda. La scienza medica attuale sotto accusa di Hans Ruesch del 1976. Ed è davvero una realtà terrificante. Leggendo il capitolo sull’attrezzatura sembra di tradurre inventari ecclesiastici medievali. Sono tutte macchine di tortura. C’è da ricordare che nel 1976 non esisteva ancora la concezione legale di diritti animali. Basta considerare, per rendersene conto, che tutt’oggi alcuni studiosi discutono su quale sia la caratteristica che conferisce diritti e qualcuno ancora, come nel già citato saggio di Narveson, ha idea che gli animali siano svincolati dal concetto di diritto: “Rientrano nell’ambito della moralità tutti e solo quegli esseri che possiedono entrambe le seguenti caratteristiche:

1) pensano di guadagnare dall’adesione all’accordo, almeno nel lungo periodo, rispetto alla non adesione

2) sono capaci di stipulare un accordo e rispettarlo. Coloro che non ne sono capaci ovviamente non possono partecipare all’accordo, mentre per coloro che ne sono capaci non esistono ragioni per parteciparvi se non c’è motivo per trarne vantaggio personalmente indipendentemente dal vantaggio che può derivarne ad altri (N.d.R. che poi è anche l’obiezione che pone all’utilitarismo: “Soprattutto non si sa perché si dovrebbe agire così”

Fortunatamente l’Italia è un paese all’avanguardia per quanto riguarda la concezione di tutele dei diritti animali. Dal 1997 il C.N.B. si è occupato dei rapporti tra uomini e altri animali. Pareri da citare mi sembrano: La Sperimentazione sugli animali e salute dei viventi del 17 aprile 1997, Il Parere sulla proposta di moratoria per la sperimentazione umana di xenotrapianti del 19 novembre 1999, Gli Orientamenti bioetici per i Comitati etici del 13 luglio 2001, Il Protocollo d’intesa tra il ministero della Sanità e il Comitato nazionale di Bioetica del 2 marzo 2001.

A novembre del 2001, il 30, il comitato creato ad hoc nel 2000 con a capo la dottoressa Luisella Battaglia pubblica le Sintesi e raccomandazioni le cui linee guida sono:

1. “Garantire il rispetto delle leggi che mirano a salvaguardare il benessere degli animali” con “promozione di progetti sulle buone

pratiche in medicina veterinaria”; “riconoscimento della diversa rilevanza dei fattori in gioco nella definizione dei bisogni” nelle diverse specie; “nuovi compiti di consulenza e sensibilizzazione”.

2. “nei confronti delle specie che hanno subito il processo di domesticazione e acquisito uno stato di antropo dipendenza l’uomo ha dei doveri” e ne definiscono i tratti essenziali.

3. “Il rapporto uomo animale va salvaguardato e promosso in modo da superare il concetto di animale strumento”.

4. “La trasformazione del rapporto con l’alterità animaale richiede una nuova figura di medico veterinario […] deve essere preparato nel campo delle scienze applicate (etologia applicata, zooantropologia, medicina comportamentale animale) […] deve anche confrontarsi con i temi della bioetica animale e della bioetica applicata alle scienze veterinarie”.

Come è impostato il moderno dibattito? Agli albori della storia il fattibile era ben poco e, via via che si scoprivano, nuove tecniche venivano applicate. Il problema bioetico contemporaneo è incentrato sulla vastissima estensione che ha assunto il fattibile. Non è più appropriato che antiche pratiche barbare e nuovi strumenti, nell’epoca delle emancipazioni, della presa di coscienza, siano ancora all’ordine del giorno. Il faciendum non deve più coincidere col fattibile. Ma quale limite potremo indicare?

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