22 Novembre 2024
Deborah Pedone | Citando Feltri, gli influencer hanno una quantità di like e follower tale da diventare messaggio pubblicitario vivente. Ma in quale direzione si muovono influencers e bloggers nel campo dell'enogastronomia? Durante la seconda giornata del Festival del Giornalismo Alimentare un intero panel è stato dedicato all'argomento, perché il follower-consumatore possa avvalersi di un'informazione completa e corretta
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Deborah Pedone | Citando Feltri, gli influencer hanno una quantità di like e follower tale da diventare messaggio pubblicitario vivente. Ma in quale direzione si muovono influencers e bloggers nel campo dell’enogastronomia? Durante la seconda giornata del Festival del Giornalismo Alimentare un intero panel è stato dedicato all’argomento, perché il follower-consumatore possa avvalersi di un’informazione completa e corretta, che venga dalla carta stampata o dal web.

«Food Blog è una sorta di ossimoro: un diario aperto, il social è l’intermediario tra le persone ed il cibo» spiega Anna Maria Pellegrino, presidente dell’Associazione italiana food blogger. Ogni giorno, su Instagram, vengono postate novantacinque milioni di immagini e tra le più popolari è impossibile trovarne una che non abbia come hashtag-cattura like #foodporn, #delicious o #instafood. Grazie a un hashtag studiato, una foto diventa virale e può rivoluzionare il modo in cui si consumano i prodotti.

È il caso dell’avocado: con una ben riuscita immagine diffusa sul web, in Italia, si è dimostrato un aumento del 28% nell’importazione di questo alimento con una conseguente cambio delle abitudini alimentari. Al posto di latte e biscotti, infatti, gli italiani fanno colazione con toast e avocado. Quello che però manca, in questo discorso, è la competenza. «Nessuno sa, infatti, che dietro a questa forte crescita di domanda di avocado in Italia, c’è la questione del trasporto che provoca un enorme dispendio d’acqua, quindi un forte spreco» conclude Anna Maria Pellegrino.

Essere un influencer o un blogger comporta la stessa responsabilità dei giornalisti. «Chi fa comunicazione sul web» ha detto il critico gastronomico Valerio Visintin, famoso per il suo passamontagna «deve sapere cosa sta facendo; mentre i giornalisti hanno un codice deontologico preciso, questi non lo posseggono e spesso si prendono gioco dei loro seguaci, facendo molto pubblicità (retribuita) a prodotti e marchi, senza avvisare i loro lettori, e quindi sfruttandoli».

Due professioni al bivio, quelle di giornalista e influencer, con norme disciplinari diverse che, però, hanno un punto fermo in comune: la professionalità e il rigore con cui svolgere la loro funzione. Solo con una comunicazione lineare ci può essere più trasparenza e miglior dialogo.

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