Simone Panero | Si è concluso Melting Pot, progetto ideato e promosso dal Centro Interculturale della città di Torino e dalla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus, con il contributo della Direzione Servizi Sociali e Servizio Stranieri, della città di Torino e del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. L’idea mescola teatro e danza, per favorire l’accoglienza e l’inclusione dei migranti, in Italia per chiedere protezione internazionale e umanitaria, veri protagonisti dell’iniziativa. Due percorsi indipendenti ma tra loro collegati da obiettivi comuni, mirati all’espressione e valorizzazione dei partecipanti.
Dopo il successo del 20 giugno, Giornata mondiale del Rifugiato, in cui è stato presentato lo spettacolo Ritratti che concludeva il primo laboratorio, sabato 2 dicembre è andato in scena Finestre, momento finale del secondo laboratorio. Metaforicamente ogni finestra racchiude un ricordo, un’emozione, un racconto, una sequenza dialogica o di movimento che risponde a grandi quesiti esistenziali e sociali. Le finestre si aprono su mondi diversi che raccontano le storie dei partecipanti, la loro vita travagliata e queste si spalancano idealmente sui loro paesaggi interiori. La performance risponde in modo serio, poetico e se vogliamo ironico attraverso la storia del proprio nome, i ricordi di scuola, l’evocazione dei grandi maestri della propria vita. Senza dimenticare i padri, l’identificazione di un “qua” e di un “là” generati da un lungo viaggio di separazione, il racconto di cosa è casa e di come sia difficile ritrovarla. Un cammino che invita a riflessioni molto più profonde e a un discorso ormai di grande attualità.