22 Novembre 2024
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Gilberto Germani | Presidente Enpa Saronno | L’assenza totale di fonti prima dell’XI secolo ha permesso le interpretazioni più diverse sulle sue origini: mussulmane, romane, cretesi e addirittura preistoriche. La nascita della corrida avviene nel XVI secolo, a Siviglia, dove alcuni impiegati dei macelli pare si divertissero a inseguire e schivare i tori prima di ucciderli. A poco a poco le loro tecniche si affinarono, tanto che la gente si recava ad assistere allo “spettacolo”. Benché le autorità si opponessero a questa pratica, essa si diffuse anche nelle città dell’Andalusia, di Castiglia e di Navarra, divenendo a poco a poco una professione. I primi toreri pagati sono anziani impiegati dei mattatoi.

Le prime arene fanno la loro apparizione e da semi selvatico il toro diventa domestico e conosce le selezioni genetiche per farne un combattente adeguato. S’inizia con allevamenti di proprietà di religiosi, Dominicani e Certosini, fino a che gli allevamenti laici impongono la supremazia del toro Andaluso. Il caro acquisto di questi animali impone di ridurne il numero in una corrida.

corridaLa corrida con il tempo si espande in alcuni stati dell’America, dell’Europa e dell’Africa: alcuni si oppongono, altri la sostengono, soprattutto per la sua capacità di attirare turisti. Lo spettacolo, di cui gli schermi mostrano sola la minima parte, attira un pubblico molto vario. Il posto privilegiato che occupa la corrida tra i media tende a rendere non colpevoli tutti coloro che vanno ad assistervi, dai curiosi agli appassionati. A tutti però arrivano messaggi di violenza. Sicuramente pericolosi soprattutto per i giovani. Questi ultimi potrebbe arrivare a considerare la figura del torero un esempio da seguire ed imitare, senza rendersi conto che la sua formazione è basata esclusivamente sull’incitamento alla crudeltà.

Il Governo e la Chiesa assurdamente istituiscono e appoggiano scuole apposite per l’addestramento dei toreri, i quali iniziano proprio da bambini, alla tenera età di sette anni. Essi cominciano con carriole munite di corna; in seguito si esercitano su vitellini che torturano a lungo prima di imparare a uccidere secondo le regole.

Definita espressione d’arte, di cultura e di folklore, la corrida è invece solo un percorso atroce in cui agli animali sono negati i diritti di difesa, di libertà e di vita. La sofferenza del toro inizia molto prima dello spettacolo.

È tenuto chiuso al buio, drogato e purgato al fine di indebolire le sue forse, percosso sui reni con sacchi di sabbia, le zampe cosparse di trementina che gli impediscono di stare fermo, la vista annebbiata da vaselina negli occhi o gocce di pece, stoppa infilata nella gola e nelle narici a bloccargli il respiro e aghi conficcati nelle carni, soprattutto nei testicoli.

un-toro-con-un-corno-spezzato-durante-una-corrida-nell-arena-el-plantio-a-burgosorig_mainEntra nell’arena con una lama lunga 40 centimetri avente in cima un pennacchio (coccarda) infilata nel dorso. Due picadores a cavallo si avvicinano a lui e ognuno lo ferisce due volte con le picas (lance) nella schiena. È la volta dei banderilleros, ciascuno munito di un paio di arpioni che cercano di conficcargli nelle spalle. Il toro, ormai sfinito, affronta l’esecuzione del torero che più volte tenta di conficcargli una spada lunga un metro in mezzo alle scapole per trapassarle il cuore. In alcuni caso si sono contate ben 34 stoccate prima di colpire a morte l’animale. Un assistente si assicura della sua morte accoltellandolo alla base del cranio, per spezzare la colonna vertebrale. Il toro è allontanato dall’arena ancora agonizzante.

Triste è anche la sorte dei cavalli utilizzati dai picadores: per costringerli ad avvicinarsi al toro vengono loro tagliate le corde vocali, bendati gli occhi, riempite le orecchie di cotone e intorpiditi i riflessi con morfina. Benché protetti da un materassino, il toro li incorna facilmente; i cavalli sventrati vengono allora allontanati, ricuciti e riportati nell’arena.

È ormai dimostrato da tutte le inchieste che la maggioranza degli spagnoli è contraria alla corrida, ma vi è una minoranza, una sorta di mafia, che ne trai i suoi affari. I guadagni delle corride vanno quasi totalmente ad allevatori, impresari e alcuni toreri di successo. Lo spettacolo continua ad essere sostenuto dal Governo.

Animalisti e ambientalisti, con le loro proteste, manifestazioni e pressioni politiche, sono riusciti a farsi ascoltare dal Parlamento europeo, richiedendo l’abolizione della corrida e delle feste sanguinarie. Molte proposte di risoluzioni e di raccomandazioni sono state presentate da diversi parlamentari europei, sempre però contrastati dalla lobby taurina.

Gli articoli del Codice Penale italiano, relativi alle violenze sugli animali, sono nettamente contraddittorie: il primo capoverso dell’articolo 521-1 condanna le sevizie gravi o gli atti di crudeltà verso gli animali; il capoverso 3 specifica che tali disposizioni non sono però applicabili nei casi in cui una tradizione ininterrotta può essere dimostrata.

La sola cosa che resta da fare quindi è boicottare le corride, come qualsiasi altra manifestazione, in qualsiasi Paese del mondo, in cui gli animali vengono torturati e uccisi, non assistendo a tali spettacoli.

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