Federico Cuomo | VIDEO | La cucina come strumento di recupero e inclusione sociale. È questo il motto di Liberamensa, progetto avviato dieci anni fa dalla cooperativa Ecosol che coinvolge i carcerati del penitenziario Lorusso-Cutugno di Torino e che, da pochi mesi, ha portato all’apertura di un ristorante all’interno della casa circondariale interamente gestito dai detenuti.
Un esempio perfettamente riuscito di “economia carceraria”, l’insieme di prodotti e servizi realizzati all’interno delle carceri che hanno l’obiettivo di formare e reinserire i detenuti nel mondo del lavoro. Un lungo percorso avviato inizialmente con servizi di catering preparati all’interno dell’ex carcere delle Vallette, distribuiti durante eventi e manifestazioni pubbliche e private e che, due anni fa, ha dato vita al panificio Farina nel sacco, il vero fiore all’occhiello del progetto.
Grazie all’aiuto di panettieri esperti i detenuti sono riusciti a imparare il mestiere e sfornare ogni giorno prodotti di qualità, realizzati con farina di lievito madre, e venduti nella panetteria di via San Secondo 10.
L’apertura del ristorante rappresenta il vero coronamento del progetto. Un luogo accogliente, nonostante l’ambiente austero, dove immergersi in un mondo apparentemente lontano. La missione, così come ha voluto sottolineare l’operatrice sociale Emilia Luisolo, è quella di trasmettere sensazioni positive agli ospiti, per costruire una nuova idea di carcere, che preveda il coinvolgimento e l’inclusione.