Valeria Rombolà | Occhi terrorizzati e al tempo stesso curiosi, rivolti verso il cielo. Archi minacciosi tesi contro l’elicottero, pronti a scagliare le frecce. Questa la reazione della tribù scoperta pochi giorni fa dal fotografo Ricardo Stuckert, grazie ad una virata imprevista del suo elicottero. È successo ad Acre, sul confine tra Brasile e Perù.
Qui vivono gli “indiani dalle sorgenti del fiume Humanità”, una tribù isolata all’interno della più profonda foresta amazzonica. Nessuno sa che lingua parlino, né chi siano esattamente. Nessuno fino a oggi era riuscito a documentarne con certezza l’esistenza. Grande lo stupore e la meraviglia di Stuckert. “Mi sono sentito come in un dipinto del secolo scorso -ha detto il fotografo- è assurdo pensare che vi siano ancora popoli che non abbiano contatto con la civiltà e che vivano come i nostri antenati 20.000 anni fa. Per me è stata un’emozione incredibile.”
Josè Carlos Meirelles, veterano del gruppo Funai (Fundação Nacional do Índio) ed esperto di popolazioni indigene, era con Stuckert sul volo al momento della scoperta: “sappiamo che è una tribù che cambia posto ogni quattro anni, ma non si conosce nulla su di loro”. Però, ammette Meirelles, “queste foto potrebbero rappresentare una svolta, l’alta definizione delle immagini permetterà di venire a conoscenza di nuovi dettagli”. Secondo gli studi del Funai sarebbero circa 80 i gruppi di indigeni che vivono attualmente disseminati nella foresta amazzonica: la loro sopravvivenza però è messa a repentaglio dalla presenza di trafficanti di droga, cercatori di minerali e boscaioli illegali.
L’impegno sarà ora quello di studiare questa affascinante e misteriosa tribù, per capirne il modo di vivere e i futuri spostamenti e preservarne così autonomia e integrità.