Gilberto Germani | Presidente Enpa Saronno | L’abbandono degli animali da affezione è una triste conseguenza della superficialità e dell’irresponsabilità umana. Poche le persone che, decidendo di vivere con un animale domestico, sono veramente consapevoli dell’impegno preso e si occupano di lui in ogni circostanza, per tutta la vita.
La maggior parte lo considera un oggetto o un giocattolo da regalare ai propri bambini, ignorando la sua natura, le sue esigenze e le difficoltà alle quali può andare incontro accogliendolo nella propria casa.
Chi ama veramente gli animali sa che queste difficoltà sono superabili e ampiamente ripagate dall’affetto da parte dell’animale, ma chi lo ha preso con sé come un bell’oggetto da portarsi a casa non si aspetta difficoltà e, al primo intoppo, si libera di lui con la stessa leggerezza con la quale lo ha adottato o, peggio, acquistato.
Nell’anno 2015 solo in Italia oltre 200.000 animali domestici sono stati abbandonati di cui, solo in estate, 50.000 cani e 80.000 gatti. Un gran numero di essi muore di fame, di sete o di incidenti stradali. Gli altri, più fortunati forse, vengono accolti in un rifugio, ma le scarse occasioni di essere adottati li costringono a trascorrere a volte anche l’intera vita in gabbia; nell’ipotesi peggiore, se si tratta di canili cosiddetti “lager”, la vita in reclusione diviene anche vita di sofferenza e di stenti. L’abbandono è un drammatico fenomeno ancora molto diffuso nel nostro Paese, che si concentra prevalentemente nella stagione estiva e nel periodo di apertura e chiusura della caccia.
Il gatto è cresciuto e al bambino non piace più, si parte per le vacanze e il cane è d’impiccio, oppure, nel caso dei cacciatori, non è più idoneo ai suoi compiti di supporto nelle battute di caccia. Si aggiungono così alla superficialità e all’irresponsabilità umana, anche la disinformazione, per non dire l’ignoranza, ma soprattutto l’insensibilità.
Molti sono infatti i supporti di cui si può disporre per non ricorrere all’abbandono: pensioni per cani e gatti, dog e cat-sitter, luoghi e strutture turistiche dove è consentito portarli, ecc.; se queste opportunità non vengono prese in considerazione e si preferisce liberarsi dell’animale è solo perché mancano affetto e rispetto per lui.
Gli animali abbandonati diventano randagi, rischiano di essere vittime di maltrattamenti e malattie e vivono in solitudini con carenza di cibo e acqua. Il randagismo potrebbe essere controllato se le persone adottassero animali provenienti da canili o gattili, anziché acquistarli in allevamenti o negozi (alimentando tra l’altro, in questo modo, un commercio immorale), aiuterebbero, in questo modo, i più sfortunati offrendo loro una casa e un’altra possibilità di essere felici. L’abbandono invece, per essere controllato o meglio ancora risolto, richiederebbe l’insegnamento di un’umanità alle persone che non ne hanno, quindi forse un’impresa impossibile…
Allora rimangono le punizioni, ma esse sono molto irrisorie (multe di poche migliaia di euro) e se nemmeno la legge riesce a frenare il fenomeno, la gente continuerà a lasciare cucciolate nei cassonetti, cani in autostrada, ecc.
Il supporto legislativo per il momento è basato su:
Legge 611 del 12 giungo 1913 sulla protezione degli animali
Legge 281 del 14 agosto 1991 su animali da affezione e randagismo
Legge 473 del 22 novembre 1993 sul maltrattamento degli animali
Legge 189 del 20 luglio 2004 sul maltrattamento degli animali e l’impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate. Legge questa che ha profondamente modificato l’assetto normativo in tema di animali. Grazie ad essa, infatti, dopo il titolo IX del libro II del Codice Penale è stato inserito il titolo IX-bis “dei delitti contro il sentimento degli animali”. Il maltrattamento degli animali, la loro uccisione, l’abbandono e la detenzione incompatibile con le loro caratteristiche etologiche sono comportamenti vietati e puniti dal nostro Codice Penale
Esistono inoltre altre disposizioni per la tutela degli animali collegate alla riforma del Codice Penale:
Decreto Ministero della Salute del 2 novembre 2006 per la individuazione delle associazioni e degli Enti affidatari di animali oggetto di provvedimenti di sequestro o di confisca, nonché determinazione dei criteri di riparto delle entrate derivanti dall’applicazione delle sanzioni pecuniarie (GU n. 19 del 24 gennaio 2007)
Decreto Ministero dell’Interno 23 marzo 2007 per la individuazione delle modalità di coordinamento delle attività delle Forze di polizia e dei Corpi di polizia municipale e provinciale, allo scopo di prevenire e contrastare gli illeciti penali commessi nei confronti degli animali (GU n. 104 del 7 maggio 2007).
Numerose associazioni animaliste hanno ottenuto, grazie alle loro battaglie, modifiche alle suddette e tutt’oggi ne stanno richiedendo.
Se continueranno ad esistere persone senza cuore, ci si augura che tali leggi riescano almeno a limitare i danni che provocano e che le autorità competenti si impegnino a farle rispettare.