JB | Il primo a voler riformare la curia vaticana fu papa Luciani. Aveva pronta una lista di alti porporati da rimuovere: su tutti Paul Casimir Marcinkus, l’arcivescovo che dirigeva lo Ior, passato alle cronache come il banchiere di Dio. Giovanni Paolo I non fece però in tempo, il suo pontificato durò appena trentatré giorni.
Inizia da qui -dal settembre del 1978- Via Crucis, il libro inchiesta di Gianluigi Nuzzi che racconta “la difficile lotta di papa Francesco per cambiare la Chiesa”. Fino all’elezione di Bergoglio -spiega Nuzzi durante la presentazione del suo libro al Circolo dei Lettori di Torino– i papi si sono comportati come sovrani di un potere assoluto, per nulla interessati al controllo e alle gestione dei conti e dei bilanci, che erano delegati quasi sempre ai Segretari di Stato.
Con Francesco le cose stanno cambiando: per la prima volta un papa mette in discussione il bilancio della Santa Sede, ascolta i revisori dei conti e prende coscienza che il Vaticano sta andando verso un deficit strutturale. E la colpa è l’ambizione umana per il potere che ha intaccato le gerarchie ecclesiastiche: i costi sono fuori controllo, i privilegi all’ordine del giorno, gli oboli dei fedeli non sono destinati alle opere di carità ma a ripianare i debiti, i processi di beatificazione sono diventati fabbriche di soldi.
È un terremoto quello scatenato da Bergoglio. Il suo «se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime, che non si vedono?» vale tanto quanto un’enciclica. Una frase pronunciata nelle segrete stanze ma resa pubblica proprio dal lavoro di inchiesta di Nuzzi che ha ricostruito fatti e situazioni ascoltando registrazioni originali di incontri e visionando documenti ufficiali.
Come quello firmato dal Santo Padre che il 18 luglio 2013 ha istituito il Cosea, la pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sulla organizzazione della struttura economica e amministrativa della Santa sede. È la commissione di inchiesta che dovrà far luce sul malaffare che sembra governare il Vaticano.
Un’indagine che a Gianlugi Nuzzi è costata un processo. Il giornalista il 25 novembre scorso è stato rinviato a giudizio dal tribunale della Santa Sede: è accusato di violazione di segreti di stato e di minaccia nei confronti di monsignor Balda, l’alto prelato coordinatore del Cosea. «Nessun Stato europeo considera “segreti” i bilanci -dice Nuzzi- e basta leggere i messaggi scambiati tra me e monsignor Balda per capire che non c’è mai stata alcuna minaccia».
Abbiamo incontrato Gianlugi Nuzzi a margine della presentazione del suo libro.