JB | Terminate le cerimonie di apertura e consegnati agli archivi i discorsi dei leader mondiali, la macchina della Cop21 si è messa in moto. Tocca ora ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo sedersi al tavolo e cercare l’intesa. È questa la settimana cruciale per capire se si arriverà (o no) a un accordo. Le premesse, dicono gli osservatori, sono buone.
Una bozza del testo definitivo è stata siglata da tutte le delegazioni presenti alla Conferenza di Parigi ed è ora nelle mani di Laurent Fabius, il ministro degli Esteri francese. Una bozza, lo insegnano le passate Conferenze, vuol dire però un testo ancora incompleto e aperto a più decisioni, potenzialmente anche in contrasto tra loro. Basti pensare a quelle parentesi quadre ancora da riempire con parole e concetti accettati da tutti.
Motivi di frizione tra gli Stati sono ancora una volta il rispetto del contenimento delle emissioni, le verifiche e i controlli e non da ultimi i tempi e i modi attraverso i quali verranno finanziati i processi di “decarbonizzazione” delle economie. Tutti nodi che dovranno essere sciolti dai gruppi operativi composti da ministri e funzionari dei dicasteri, all’interno dei quali i Paesi industrializzati siederanno al fianco delle Nazioni in via di sviluppo.
La Conferenza di Parigi chiuderà l’11 dicembre. La speranza è che questa volta si arrivi a un risultato che riscatti il fallimento di Copenaghen.