Torino, via Cagliari 42, sede della Film Commision. È un sabato mattina d’autunno e da qui ha inizio il nostro viaggio. Il cronoprogramma indica un itinerario preciso tra le Langhe, alla scoperta dei territori in cui Beppe Fenoglio ha vissuto. Il nostro Virgilio è Guido Chiesa, il regista della Resistenza.
Quella di oggi è una giornata di cineturismo: avremo la possibilità di capire come e dove è avvenuta la realizzazione del film Il partigiano Johnny. Le nostre tappe: Località Pertinace, cascina di Langa, Neive, Valdivilla e Alba.
Con un tablet guardiamo spezzoni di Una questione privata e de Il partigiano Johnny. Ma il vero tesoro è il blocco di fogli che mi ritrovo tra le mani: pagine di sceneggiatura del film e del romanzo.
Leggendo le pagine fenogliane scopriamo cose nuove sul nostro antieroe della Resistenza: dove è vissuto, i legami affettivi e intellettuali, l’impegno civile, l’esperienza partigiana e i compromessi con gli editori.
Tra i luoghi e le pagine a emergere chiara è l’energia con cui il regista cattura l’attenzione di tutti: il cinema è sì passione ma anche frutto di anni di studio e documentazione.
Una questione privata è infatti figlio di dieci mesi di lavoro e di 180 interviste che hanno permesso di ricostruire vita, passioni e amicizie di Beppe Fenoglio. Visitare il centro studi a lui dedicato, che ha sede nell’abitazione dello scrittore e oggi rappresenta un polo di interesse culturale della città di Alba e uno scrigno per la conservazione del passato, diventa così un’esperienza particolare.
Il cineturismo è forse una di quelle cose a cui tutti dovremmo partecipare almeno una volta, per permettere al cinema di raccontarsi e per condividere una giornata con il regista.
Solo così si riesce finalmente a comprendere il significato delle parole di Guido Chiesa: «Credo che il mio essermi occupato così tanto di Fenoglio, il migliore scrittore italiano del ‘900 a mio avviso, non sia stato per la Resistenza o per le comuni radici piemontesi, ma perchè mi ha permesso di fare i conti con una parte di me».
Un cinema che si mescola alla vita.
(Testo e foto di Elisabetta Vacchetto)