JB | Un miliardo di euro all’anno per sette anni, per prevenire il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza le zone piu a rischio. È questo il piano di intervento del Ministero dell’Ambiente, che nei prossimi anni punta a garantire risorse economiche non inferiori ai sette miliardi per gli interventi più urgenti.
A dirlo il ministro Gian Luca Galletti all’Assemblea nazionale di Anci. L’Italia – ha aggiunto Galletti in apertura del suo intervento- è un Paese fragile, soprattutto per fattori naturali e per la sua conformazione fisica, ma per decenni si è fatto poco o nulla per evitare i disastri.
Colpa anche dell’inerzia di chi, pur potendo e dovendo intervenire, nulla ha fatto negli anni passati. Senza dimenticare però lacci e lacciuoli della burocrazia. “Nell’ultimo anno abbiamo puntato sulla semplificazione del sistema, selezionando le opere da finanziare sulla base di due criteri: l’indice di pericolosità e quindi di urgenza e l’effettiva cantierabilità”. Ciò significa che sono stati scelti quegli interventi per i quali già esisteva un progetto approvato, pronto per essere messo a gara impiegando così immediatamente i finanziamenti del Ministero. Ad oggi sono stati impiegati 650 milioni, in gran parte destinati alle grandi città. Da gennaio, garantisce il ministro, altri 650 milioni verranno impiegati per opere nel centro e sud Italia.
Sarà comunque un lavoro lungo, destinato a durare anni e probabilmente in continua evoluzione. “Il clima è cambiato -dice ancora Galletti- e c’è il serio rischio che in futuro gli eventi saranno anche più estremi”. Una considerazione che il Ministero porterà al tavolo di Cop21, la Conferenza mondiale sul clima di Parigi in programma a fine anno. “Insieme ad altri 192 Paesi l’Italia firmerà l’impegno per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, l’obiettivo è un -40% entro il 2030“. Traguardo che si potrà raggiungere solo con la collaborazione degli Enti Locali e dei Comuni perché “oggi la quota più significativa di anidride carbonica viene rilasciata dagli impianti di riscaldamento e dai motori termici”. Servono nuove politiche per la mobilità urbana, scelte sul trasporto pubblico e sull’efficienza energetica degli edifici che dovranno essere concertate tra Ministero e amministrazioni comunali.